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Plastic Free promuove la ricerca scientifica sugli effetti delle nanoplastiche nel cervello

05 October 2025

Capire in che modo le nanoplastiche riescano a superare la barriera ematoencefalica, analizzare gli effetti che queste particelle hanno sul funzionamento dei neuroni, indagare la relazione tra la loro presenza nel cervello e lo sviluppo di processi infiammatori alla base di patologie neurodegenerative. Sono questi gli obiettivi della ricerca scientifica sul possibile impatto neurologico delle nanoplastiche, promossa da Plastic Free Onlus in collaborazione con l’Università San Raffaele di Roma. 


Si tratta del primo progetto scientifico avviato dalla Onlus, impegnata da anni nel contrasto all’inquinamento da plastica. Alla guida dello studio ci sarà Ennio Tasciottidirettore scientifico dell’associazione e professore ordinario presso l’Università San Raffaele di Roma nonché Founder & Director, Human Longevity Program, IRCCS San Raffaele, tra i massimi esperti di nanotecnologie applicate alla salute umana. La ricerca sarà avviata non appena raggiunto il primo obiettivo economico della raccolta fondi: 100.000 euro, necessari per acquistare i materiali, finanziare le analisi e coprire i costi di utilizzo delle strutture e delle tecnologie di laboratorio.


“Il nostro obiettivo è triplice – spiega il professor Tasciotti –. Vogliamo capire come le nanoplastiche entrano nel cervello, in che modo alterano la capacità dei neuroni di trasmettere segnali e, infine, se e come attivano fenomeni di neuroinfiammazione, considerati tra i principali fattori scatenanti di malattie come Alzheimer e Parkinson. Si tratta di domande cruciali che oggi non hanno ancora risposte chiare e che, grazie a questa ricerca, potremo finalmente affrontare con metodo scientifico”.


L’urgenza di uno studio dedicato è emersa con forza dopo la pubblicazione di un recente articolo su Nature, che ha rilevato la presenza di nanoplastiche nel tessuto cerebrale umano. I risultati mostrano un’accumulazione crescente negli ultimi otto anni, con frammenti microscopici, in particolare di polietilene, rinvenuti in proporzioni significative anche nei soggetti affetti da demenza. In alcuni casi, il peso della plastica individuata nel cervello era pari allo 0,5% della massa del tessuto analizzato: l’equivalente, a livello macroscopico, di un cucchiaino.


“Una ricerca che ci ha aperto gli occhi – dichiara Luca De Gaetano, presidente e fondatore di Plastic Free –. Sapere che queste particelle invisibili non solo raggiungono il cervello ma vi restano, si accumulano e potenzialmente lo danneggiano, è sconvolgente. Finora abbiamo lavorato per togliere la plastica dall’ambiente. Oggi iniziamo un nuovo percorso per capire cosa accade quando quella plastica finisce dentro di noi. E lo facciamo puntando sulla scienza, perché solo con dati solidi possiamo affrontare questa sfida”.


La raccolta fondi promossa da Plastic Free servirà anche a sostenere giovani ricercatoridottorandi e tecnici, e a garantire la diffusione pubblica dei risultati attraverso pubblicazioni scientifiche e attività divulgative.


“Chiediamo alle aziende, alle fondazioni, ai cittadini di sostenere questa ricerca – conclude De Gaetano –. Non stiamo parlando del futuro, ma del presente. Le nanoplastiche sono già dentro i nostri corpi. È il momento di scoprire cosa stanno facendo e come poter contrastare i loro effetti negativi”.


Per contribuire: www.plasticfreeonlus.it/cosa-facciamo/supporta-la-ricerca-scientifica

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