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Plastic Free Onlus all’UNEA 7 in Kenya rilancia l’appello delle popolazioni indigene

08 December 2025

Alla settima Assemblea delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEA 7), in corso a Nairobi, il confronto tra governi, società civile e comunità indigene ha confermato una direzione chiara: per affrontare le grandi crisi ambientali – cambiamento climatico, perdita di biodiversità, inquinamento – serve una governance globale fondata su cooperazione, giustizia ecologica e inclusione.


Plastic Free Onlus, associazione ambientalista impegnata dal 2019 nel contrastare l’inquinamento da plastica, accreditata presso il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) e unica realtà italiana presente a Nairobi con la Global Strategy Director Silvia Pettinicchio, ha rilanciato con forza l’appello lanciato nel corso dello Special Dialogue on the Role of Indigenous Peoples and Their Communities.


“Le popolazioni indigene non chiedono uno spazio, ma il riconoscimento del loro ruolo insostituibile – dichiara Pettinicchio (Plastic Free) - Rappresentano meno del 5% della popolazione mondiale, ma custodiscono oltre l’80% della biodiversità residua del pianeta. Dove i loro diritti sono tutelati, la natura rifiorisce. La loro voce non può più restare ai margini delle soluzioni globali”.


L’evento parallelo organizzato dal gruppo UNEP dedicato alle comunità indigene ha messo in evidenza dati allarmanti e richieste chiare: oltre 1.700 difensori ambientali uccisi negli ultimi anni, molti dei quali appartenenti a comunità che vivono in simbiosi con la terra. Eppure, proprio queste comunità sono tra le poche a gestire in modo sostenibile oltre 160 milioni di ettari di ecosistemi naturali.


“Quando difendere la terra diventa motivo di persecuzione o morte, non siamo di fronte solo a una crisi ambientale, ma a una crisi di giustizia e civiltà. Difendere chi difende la Terra è il primo passo per proteggerla davvero – aggiunge Pettinicchio – L’appello degli indigeni è potente: non possono essere considerati una categoria da includere, ma attori centrali nella costruzione di un futuro resiliente”.


Accanto alla voce delle popolazioni native, UNEA 7 affronta in questi giorni un fitto programma negoziale, con priorità che riflettono l’urgenza globale: lotta alla resistenza antimicrobica ambientale (AMR), contrasto ai crimini ambientali, transizione verso un’economia circolare, regolamentazione dell’estrazione mineraria, uso etico delle nuove tecnologie, gestione dei rifiuti e delle sostanze pericolose.


Temi che, secondo Plastic Free, richiedono un cambio di paradigma: “Le sfide ecologiche superano i confini degli Stati. Servono responsabilità differenziate, cooperazione vera e una governance inclusiva, che metta al centro chi conosce e protegge gli ecosistemi da generazioni”, dichiara Pettinicchio.


La stessa direzione è stata indicata dalla Presidenza di UNEA e dai rappresentanti regionali nelle dichiarazioni di apertura, ribadendo che le tre crisi ambientali generate dall’uomo sono ormai intrecciate con le fragilità sociali e politiche del pianeta. In questo contesto, la società civile ha rafforzato un messaggio chiaro: nessuna trasformazione ecologica sarà possibile senza partecipazione attiva, giustizia intergenerazionale e ascolto delle comunità più vulnerabili.


“UNEA 7 – conclude Pettinicchio (Plastic Free) – ci sta mostrando che la giustizia climatica è inseparabile dalla giustizia sociale. Il diritto a un ambiente sano è un diritto umano. E i diritti non si negoziano: si riconoscono e si difendono. Anche e soprattutto quando a chiederlo sono le voci da troppo tempo ignorate”.

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